L'Internet delle cose (IoT), è un termine nato nel settore delle telecomunicazioni e dell'informatica per descrivere come internet si estenda agli oggetti e ai luoghi del mondo reale. Gli oggetti acquisiscono un'identità digitale che permette loro di interagire con altri dispositivi nella rete e offrire servizi agli utenti.
Sono Sebastiano Marchesi, studente di terzo anno di Ingegneria Meccanica al Politecnico di Milano e attualmente tirocinante presso Gemux s.r.l.
Recentemente, ho partecipato a un corso di tre giorni su IoT presso il MADE e questo è il racconto della mia esperienza. Tuttavia, prima di addentrarci nell’esperienza vera e propria, due premesse sono doverose.
Ad oggi le principali applicazioni di IoT sono molteplici sia in ambito casa, personale come smart watch ed industriale. Nelle aziende c’è un focus sull’ottimizzazione, efficientamento e manutenzione di processi industriali. Una delle potenzialità dell’IoT consiste proprio nel poter monitorare avendo alla mano dati reali, diversi tipi di setup dei macchinari e simularne la produttività ed il ciclo vita senza dover operare sul macchinario reale. Per realizzare questa rappresentazione è necessario abbinare all’IoT un Digital Twin (gemello digitale) che viene tratto all’interno di un altro corso apposito sempre al MADE.
Durante i primi due giorni del corso, l'approccio è stato principalmente teorico. Abbiamo appreso le basi dell'IoT ed esplorato alcuni casi di studio. L'ultimo giorno, invece, è stato dedicato a un laboratorio pratico, dove abbiamo potuto applicare le conoscenze teoriche per assemblare e programmare un sistema IoT.
Le lezioni hanno coperto l'utilità dell'IoT e le sue applicazioni in vari settori, evidenziando come qualsiasi dispositivo capace di trasmettere dati possa essere integrato in un sistema di monitoraggio e comunicazione. Il docente, Mattia Cerutti, direttore operativo del reparto IoT all’interno del MADE, ha sottolineato l'importanza dell'interoperabilità, spiegando come gli oggetti diventino digitali e comunichino tra loro tramite connessioni invisibili, scambiandosi dati in tempo reale per adattare il loro comportamento.
Abbiamo anche discusso le principali applicazioni dell'IoT, che spaziano dall'ambito domestico all'industriale, concentrandoci sull'ottimizzazione dei processi industriali tramite la manutenzione preventiva e il monitoraggio in tempo reale, grazie anche all'uso dei Digital Twins.
Cerutti ha voluto che noi ci focalizzassimo sul verbo interoperare perché questo descrive le potenzialità dell’IoT, gli oggetti assumono natura digitale e come alberi comunicano tra di tra di loro attraverso una serie di connessioni che sono nascoste all’occhio umano e si scambiano dati in tempo istantaneo o quasi ed in base a questi sono in grado di cambiare il loro comportamento. L’interoperatività si forma dal connubio tra oggetti intelligenti, capaci di interagire con sé stessi, l’ambiente circostante ed elaborare dati e Reti intelligenti che permettono la comunicazione e condivisione con dispositivi anche di diversa natura.
Infine, nel laboratorio abbiamo utilizzato dispositivi come Raspberry Pi con il software Node-RED, un dispositivo Shelly e una lampadina collegata a un sensore di temperatura. Questa esperienza pratica mi ha permesso di vedere direttamente le potenzialità dell'IoT nell'interconnettere dispositivi e nel gestire le operazioni in base ai dati rilevati, come il controllo dell'accensione di una lampadina basato sulla temperatura rilevata.
Grazie a questa esperienza, sono ora meglio attrezzato per contribuire efficacemente al campo dell'ingegneria meccanica e ai futuri progetti di digitalizzazione che incontrerò nel mio percorso professionale.
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