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Lorenzo Alberi: il percorso in Gemux è stato formativo sia a livello personale che professionale

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Sono Lorenzo Alberi, studente all’istituto ITS Lombardia Meccatronica nel corso Automazione di Processo (nuovo corso da quest’anno che spiega l’automazione con una vista più ampia su tutto il processo). Grazie a questo corso ho avuto la possibilità di iniziare un percorso di stage nell’azienda Gemux, che dopo un colloquio mi ha dato una buonissima impressione.

Dato che non ho mai potuto svolgere un periodo di stage, causa Covid-19, sono stato entusiasta di iniziare questo percorso in Gemux sapendo che mi sarebbe servito per fare un’esperienza nel mondo aziendale e lavorativo.

Appena arrivato in Gemux, dopo averci introdotti all’azienda, il prof. Oliviero Malaguti e Andrea Vandoni hanno dato, a me e al mio compagno di stage Christian Forte, una serie di attività diverse da organizzare per tempistiche e per importanza, da lì gestirci il tempo da trascorrere in azienda per terminare più attività possibile e entro la data di scadenza.

Non tutte le attività sono state terminate in tempo, questo ci ha fatto imparare che quando si assegna una data di termine bisogna considerare molti fattori che potrebbero metterci in difficoltà in modo tale da riuscire sempre a finire un compito entro la data di fine.

Ovviamente, non avendo mai lavorato in azienda, questo metodo all’inizio ci ha dato qualche difficoltà più che altro dal punto di vista organizzativo, però con il passare del tempo e con l’aiuto dei nostri tutor aziendali e di alcuni dipendenti dell’azienda siamo riusciti a gestire meglio il tempo e di riuscire a portare a termine i diversi compiti entro la scadenza.

Le attività variavano dalla lettura del manuale della qualità, che poi si è suddivisa in varie attività per la sua modifica e aggiornamento [Flowchart dei processi produttivi e di service di Gemux, organigramma della struttura HR di Gemux, BPR (Business Process Re-Engeneering) e il processo entrata e uscita merci], alla codifica e censimento del magazzino, dal co-branding industriale al corso di inglese (che ho spiegato meglio nell’intervista sul corso di inglese).

Mi ha interessato molto il discorso, trattato a inizio stage, del braccio robotico Kawasaki che però causa incidente del camion su cui era trasportato è arrivato con quasi un mese di ritardo, una volta arrivato il robot abbiamo dovuto capire come trasportarlo nel GemuxHub, dopo di che abbiamo iniziato a conoscerlo e a imparare come si programma dal telecomando collegato al robot. Per programmarlo più facilmente e velocemente servirebbe un softwere Kawasaki che però per nostra sfortuna funziona solo su Windows 10, noi avendo l’11 sui nostri computer non abbiamo potuto utilizzarlo.

Purtroppo abbiamo avuto dei problemi anche con le licenze per l’uso di Autocad infatti non abbiamo potuto creare nessun disegno tecnico. Comunque, a parte questi due intoppi, il percorso in Gemux è stato molto formativo sia per il mio bagaglio culturale (a livello di softskill) sia per una visione di azienda che ancora non avevo mai visto. Questa esperienza, sicuramente, mi sarà utile per il mio percorso lavorativo sia lavorativamente parlando sia per la scelta di un futuro lavoro.

Il corso di inglese

Durante il periodo di stage, io e i miei colleghi abbiamo partecipato ad una iniziativa facoltativa di Gemux, alla quale abbiamo partecipato volentieri, ovvero il corso di inglese.

A coordinare questo corso è stata Elisabetta Fossati, dipendente Gemux con grande esperienza in aziende estere.

Questo corso è stato strutturato in modo tale da avere due lezioni a settimana, la prima si svolgeva con un fine tecnico, banalmente anche solo parlare di processi presenti in Gemux in inglese per imparare termini nuovi, con lo scopo di creare un glossario di termini tecnici usati in Gemux.

La seconda lezione settimanale invece punta più sul comunicare in inglese per migliorare la pronuncia e la grammatica, Elisabetta chiedeva a tutti i partecipanti di spiegare le nostre varie attività in inglese. Puntando sul fatto che, se avessimo fatto un errore, Elisabetta ci avrebbe corretto, in modo tale che dopo che commetti un errore, anche più di una volta, l’errore non lo commetti più.

Questo corso a me ha interessato tanto perché abbiamo imparato tanti nuovi termini tecnici che pima non conoscevamo e abbiamo imparato anche a parlare più fluentemente e con meno errori grammaticali.

Un corso di formazione del genere non tutte le aziende lo mettono in atto anche se penso che sia utilissimo, perché al giorno d’oggi il saper parlare bene l’inglese è importantissimo, sia in ambito aziendale per la comunicazione con clienti o fornitori esteri, che per la vita di tutti i giorni perché ti permette di allargare i tuoi orizzonti, di saper comunicare anche all’estero e di poter conoscere persone nuove di altre culture e nazionalità.

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